giovedì 29 marzo 2012
Il prato riposa coperto di fiori,
l’azzurra distesa è pacata,
scure saette sorvolano i mori
annunciando la primavera quasi arrivata.
Come uno sciame nel blu variopinto,
lo stanco stormo di viaggiatori
non si dà per vinto
e col suo canto rinfranca i cuori.
I vecchi nidi ricordar non vuole,
già al lavoro sotto l’ombra dei tetti
ramingo e bruciato dal sole,
costruisce rifugi perfetti.
Così lo stormo di sana mente
si affretta ora per ora
ad aprire solennemente le porte all’imponente Signora.
Ed alla fine esso vola nel cielo
passando sui prati continua a volare
sui rami del fico, del pero e del melo,
scruta il paesaggio, continua a volare, non si è mai fermato per riposare
Lucia Crocetto 2^B
lunedì 16 gennaio 2012
UN SOGNO FATATO di Marianna Perillo 2^B
Non avrei mai immaginato che mi sarebbe successo un fatto simile! Ero andata in soffitta per riordinare dei vecchi libri e in una panca polverosa l’ avevo trovato. Un libro marrone chiuso con un lucchetto arrugginito che portava questo titolo:“Sogno fatato”. Quelle parole mi attraevano e mi lasciavano perplessa allo stesso tempo. Non credevo nella magia ed ero dubbiosa sul da farsi. Aprirlo o no? Alla fine mi lascia travolgere dalla curiosità e feci pressione sul lucchetto che cedette subito. Iniziai a leggere e avvertii una lieve sonnolenza. Andando avanti con la lettura dei contorti sortilegi, le mie palpebre reggevano sempre meno. Alla fine ricordo di essere… caduta nel libro. Mi trovai sotto una campana di vetro opaco. C’era una porta con una finestrella sulla parte alta. La porta era bloccata. C’era una tastiera; sembrava ci volesse una parola magica per sbloccare la maniglia. Aprii la finestra e cominciai ad osservare ciò che c’era fuori. Sembrava la camera da letto di una principessa. C’era un letto a baldacchino rosa corallo, dei mobili pregiati, cassetti con pomelli d’oro, sedie rivestite di seta rossa… Ma ciò che più attirò la mia attenzione fu un tavolino su cui era posto un libro uguale a quello in cui ero caduta! Non riuscivo a spiegarmelo, ma mentre riflettevo entrò nella stanza una fanciulla con l’abito regale, la principessa. Era seguita da colei che pareva essere una sua ancella. La principessa confidò alla serva che “il Libro” era più pesante, come se ci fosse entrato qualcuno. Iniziavo a capire.
Per qualche strano motivo c’era una copia del Libro della principessa nella mia soffitta e io ci ero finita dentro. Purtroppo però, ero a metà fra il suo libro e il mio. Infatti mi girai e intravidi, tramite una fessura della campana, la mia soffitta, con la panca e il Libro. Quando tornai a guardare nella stanza della principessa, mi accorsi che la serva era andata via ed ella era intenta a scrivere una lettera. In essa informava un certo sir Thomas dell’aumento di peso del Libro e gli rivelava i propri sospetti: secondo lei era Natalia, una strega, ad essere entrata nel Libro per rubare le magie. Nella lettera, la principessa Amalia (così si firmò), chiedeva a sir Thomas di mandare la sua pozione speciale per uccidere una volta per tutte la strega. Impregnando tutte le pagine del Libro con quel veleno, sarebbe rimasto intatto, ma colei che si nascondeva dentro sarebbe morta. Piano perfetto, se non per un particolare: c’ero io in quel libro! Cercai allora un modo per uscire di lì, pensando alla parola che potevo scrivere. Meditai su ciò che avevo letto nel Libro e mi tornò in mente l’ultima parola: Anastasia. Sì, Anastasia! Probabilmente era il nome della serva di Amalia, perché portava al collo una catenina con un ciondolo a forma di “A”. Aspettai che la principessa uscisse e digitai la parola. La porta si schiuse. Entrai nella stanza di Amalia e sentii una voce alle mie spalle. Mi voltai e vidi l’ancella. Anastasia mi chiese chi fossi e, dopo aver sentito la mia storia, mi svelò che dovevo entrare ne Libro e sarei tornata a casa. La ringraziai ma, mentre mi apprestavo ad entrare nel Libro (impresa ardua!), arrivò la principessa con il veleno. Il messaggero doveva aver fatto presto! Vedendomi a metà fra il Libro e la sua stanza mi lanciò la boccetta. Anastasia mi spinse per farmi entrare nel Libro ed io scivolai in una voragine nera. Alla fine del volo aprii gli occhi e mi ritrovai sulla panca della soffitta, con il Libro chiuso ai miei piedi. Avevo sognato? O era accaduto tutto realmente! Forse non lo saprò mai. Però ora non diffido più della magia e quando vado a riordinare in soffitta guardo sorridente il Libro che mi ha regalato tante diverse emozioni!
IL LIBRO SEGRETO di Lucia Perillo 2^B
Mi trovavo in soffitta a rovistare tra vecchie cianfrusaglie, quando, spostando un polveroso appendiabiti, vidi un antico baule impolverato. Aveva rappresentato sulla parte superiore un gigantesco drago argenteo ed aprendolo,incuriosita, notai che lo stesso disegno era stato ricamato sulla copertina di uno strano libro di tessuto marrone. Credendo si dovesse trattare di un libro di magia lo aprii e iniziai a leggerlo. Le pagine erano talmente sottili che quasi sembravano strapparsi nelle mie mani,ogni tanto appariva qualche figura stilizzata che rappresentava draghi o guerre. Iniziai a leggere la prima pagina, poi la seconda,la terza, la quarta e continuai fino all’una quando mio padre mi chiamava per il pranzo.
Il libro mi appassionava sempre di più, inoltre con il passare del tempo mi aveva coinvolta talmente che scesa in cucina ero convinta di essere nel villaggio di Crillin che faceva parte della storia. Infatti il libro parlava di un piccolo villaggio che si trovava tra la catena dei Monti Urlatori e il Bosco degli Occhi di Gatto, abitato da esseri chiamati Crillin che vivevano insieme ai Draghi Argentei, abitanti dei Monti Urlatori. Ma purtroppo essendo scesa per il pranzo non avevo potuto continuato a leggere, quindi stavo fremendo per la curiosità. Finalmente circa elle due salii in soffitta. Il libro diceva che i Crillin erano un gruppo di gnomfetti (credo siano un incrocio tra folletti e gnomi) che vivevano sotto la guida di un grande saggio, l’unico a conoscere gli incantesimi scritti su un grosso libro marrone. Il Vecchio, come veniva chiamato dal suo popolo, doveva compiere trecento anni e stava per abbandonare il villaggio, lasciando il posto ad una gnomfetta molto più giovane di lui di nome Godria. Non trovando nessuna figura che rappresentasse i personaggi ero “costretta” ad immaginarli. Facendo questo mi accorsi che riuscivo a immaginare con molta facilità l’aspetto di Godria. Mentre vagavo con la mente nelle vie intricate del villaggio suonò l’orologio a pendolo del soggiorno: erano le otto e i miei genitori mi aspettavano per la cena! Decisi di non portarmi il libro in camera perché poteva cadere nelle grinfie di mia sorella e lo lasciai con dispiacere in soffitta. Nel letto, non riuscendo a dormire, ripensai alle pagine lette che parlavano di una lunga guerra avvenuta pochi anni prima nel villaggio, e degli elfi, il popolo nemico, che voleva a tutti i costi il libro di magia. Questo popolo aveva giurato di attaccare i draghi e il villaggio con la morte del vecchio e questa non tardava a venire. Infatti ogni giorno era sempre più debole e si trascinava sul tozzo bastone da passeggio. La mattina seguente, dopo aver fatto colazione, corsi in soffitta e ripresi a leggere ancora più incuriosita. Il libro diceva che lo scopo degli elfi era uccidere la bimba che doveva succedere al trono. Un giorno, purtroppo, la luce che ardeva sul Vecchio si spense e il popolo pronto a ricevere l’attacco, nascose Godria tra i Monti Urlatori insieme al cucciolo di drago che le apparteneva: Sidereus. Infatti ogni bimbo aveva il proprio drago che nasceva lo stesso giorno dell’anno prima. Gli elfi non aspettarono molto e prima del crepuscolo arrivarono al villaggio, dopo aver ucciso tutti i draghi, o meglio tutti tranne uno:Sidereus. Il piccolo drago, spaventato dai rumori della guerra, era scappato portando con sé la piccola Godria, che aveva solo cinque mesi. Mentre leggevo queste parole immaginavo di volare sulla groppa del drago e sentivo il vento che mi sfiorava il volto, riparato dalle ali di Sidereus. Poco dopo scesi per il pranzo, questa volta meno eccitata ma più pensosa, sapevo che in quel libro c’era qualcosa di strano. I capitoli successivi parlavano della guerra tra elfi e gnomfetti che durò lunghi dodici anni. Proprio quando gli gnomfetti stavano per arrendersi, Godria e il suo drago stavano volando, spensierati, sui Monti Urlatori, quando sentirono urla e rumori che, non pensandoci, mi sembrava di ascoltare. I due amici scesero all’impicchiata fra la folla di guerrieri che, riconoscendo il loro capo, si inchinò. In quel momento capii che quando leggevo mi trovavo lì, tra l’esercito,e proprio in quel momento, mentre Godria, o meglio io, avevo battuto il capo degli elfi in duello, sentii un tonfo: era il libro che mi cadeva dalle mani perché mi ero svegliata da un lungo sonno, o almeno da quello che credevo fosse un lungo sonno.
venerdì 25 novembre 2011
Passa novembre guarda nell’aria
L’ultima foglia va solitaria Come se il giallo corpo non voglia
Dare alla Terra, povera foglia!
Sui rami tesi, come in preghiera
Va una speranza di primavera
Piantiamo l’albero nuovo
Lungo le frane sopra ogni rovo
Per tutto dove manca l’incanto
Del verde cresca l’albero vanto
Dei boschi, forte e più lieta sia
Più ricca e bella l’Italia mia!
Gerardo Cerone 1^ B
Stagioni
Un albero in autunno
Diventa rosso e giallo
Era verde in estate
Era fiorito ad aprile
Quando l’erbetta nuova nasceva
L’albero un poco cresceva
Con le sue prime foglioline
Io ho spento le mie candeline
Fra un po’ arriva l’inverno
Come una girandola nel vento
Adesso però è autunno
E il suo colore non è uno
Ma ne sono centouno Una tavola di colori
Che riscalda tutti i cuori
Sara Perillo 1^ B
mercoledì 23 novembre 2011
21 NOVEMBRE 2011 Festa degli alberi
Oggi si festeggiano gli alberi: ebbene sì, una festa antica ma che si rinnova sempre, in forme e modalità adatte ai tempi. Fin dai tempi dei Romani si usava ricordare con appositi riti la natura che si rinnova attraverso la messa a dimora di nuove piantine! La nostra scuola ha aderito all'annuale iniziativa del Ministero in collaborazione con i Comuni e l'Ente Forestale per svolgere una bella iniziativa: canti, poesie, danze, riflessioni...e tanti giovani alberelli, uno per ogni nuova nascita del 2010, piantati presso l'area mercato (zona P.E.P) del nostro Comune,
alla presenza delle autorità e degli alunni di ogni ordine e grado.
L’albero è
Come la nostra vita:
le sue radici
sono il nostro passato,
facile o difficile da raccontare.
Il tronco
rappresenta il nostro presente
con mille ostacoli da affrontare.
I rami
sono il nostro futuro
un po’ misterioso e incerto.
Le foglie
sono le nostre opportunità
che si presenteranno
davanti ai nostri occhi.
La vita come l’albero
ha momenti di primavera
e momenti di inverno.
Però dobbiamo essere capaci
di far sì
che il nostro albero vitale
sia sempre in continua primavera.
Lucia Letizia Parrillo 1^ A
L’ALBERO
E I SUOI FRUTTI
Quell’albero
era sopra un’alta collina:
era molto grande
ed era piantato tra l’erba verdina.
Quell’albero
era il più alto di tutti
ed era sempre pieno di frutti
e non si offendeva se ne prendevi uno,
anzi te l’offriva per far sorridere ognuno.
Patrizia Lomonaco 1^ A
domenica 13 novembre 2011
sabato 21 maggio 2011
IL TORNEO DI ENIGMISTICA
E' ormai giunto alle ultime battute il torneo di enigmistica ad eliminazione diretta.Le classi prime si sono scontrate in un duello a base di rebus, cruciverba, anagrammi e sudoku; è stata poi la volta delle classi seconde ed infine delle terze con quesiti più difficili anche di logica. Nei prossimi giorni ci sarà la finale: si affronteranno la 1^B, la 2^B e la 3^A. In bocca al lupo!